E’ ufficiale la bancarotta della holding israeliana di esportazione di frutta e verdura. Si parla di cattiva gestione del management ma gli attivisti del Bds sottolineano gli effetti del boicottaggio della cooperativa che esportava prodotti delle colonie nei Territori occupati.
Gerusalemme, 01 settembre 2011, Nena News (nella foto una protesta contro la Agrexco) – La sentenza di liquidazione della cooperativa Agrexco-Carmel sarà pronunciata l’11 settembre da un tribunale civile israeliano. Quel giorno, che in tutto il mondo coinciderà con il decimo anniversario degli attacchi alle Torri Gemelle, sarà formalizzata la bancarotta della principale holding israeliana di esportazione di frutta e verdura, bersaglio di intense campagne di boicottaggio all’estero. La Agrexco-Carmel per anni ha venduto all’estero illegamente con il marchio “Made in Israele”, prodotti agricoli in realtà provenienti dalle colonie israeliane costruite nei Territori occupati palestinesi in violazione delle leggi internazionali. Nel 2010 una sentenza della Corte di giustizia europea ha stabilito che i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei Territori occupati non possano beneficiare delle tariffe commerciali preferenziali nell’ambito dell’accordo Ue- Israele.
In Israele minimizzano gli effetti del boicottaggio internazionale contro la cooperativa attuato dagli attivisti della campagna Bds (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) che, soprattuto negli ultimi due anni, hanno organizzato una incisiva campagna di informazione presso le grandi catene di supermercati (e non solo) per denunciare l’illegalità dell’acquisto e vendita dei prodotti delle colonie israeliane attraverso la Agrexco (che commercializza il 60-70 per cento della frutta e verdura coltivate negli insediamenti). Il giornale economico “The Marker”, citando fonti giudiziarie, sostiene che a causare il tracollo sarebbe stata la cattiva gestione del management. Il giudice relatore, Varda Alshech, ha sottolineato come la società abbia compiuto «investimenti sbagliati», che hanno portato al fallimento con debiti per oltre 30 milioni di euro.
Ma i manager della Agrexco sanno bene che il boicottaggio ha avuto un peso non irrilevante (la coalizione italiana contro la Carmel-Agrexco è nata nell’autunno del 2009 a seguito di una conferenza a Pisa sulla campagna internazionale di Bds). Nel febbraio scorso a un’associazione francese denunciò la cooperativa israeliana dinanzi a un tribunale civile transalpino. Un perito della corte, dopo la presentazione dell’esposto, ispezionò i documenti doganali delle navi Agrexco riscontrando casi di frode come fatture per datteri provenienti dagli insediamenti colonici della Valle del Giordano dichiarati di “Origine preferenziale israeliana”.
Sempre in Francia, ai primi di giugno a Montpellier, più di cento di attivisti provenienti da nove paesi (Italia, Gran Bretagna, Svizzera, Belgio, Olanda, Spagna, Germania e Palestina) si sono riuniti per il primo Forum europeo contro Agrexco: due giorni di workshop volti a rafforzare la campagna di boicottaggio contro il gigante israeliano delle esportazioni agricole. In quell’occasione Rafif Ziadah, rappresentante del Comitato nazionale palestinese per il Bds, aveva denunciato la complicità dell’Agrexco in una vasta gamma di violazioni dei diritti umani, come il trarre profitti dai prodotti agricoli coltivati su terreni confiscati e irrigati con l’acqua sottratta ai palestinesi, nonchè l’utilizzo di lavoro minorile.
tratto da Nena News
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