Il giuramento di fedeltà e la “sinistra” sionista israeliana

Nostra traduzione da Electronic Intifada

di Jesse Benjamin, David Comedi, Toby Kramer

Il 10 ottobre 2010 il governo israeliano ha presentato un disegno di legge che obbliga i cittadini non ebrei naturalizzati a giurare lealtà ad uno “stato ebraico e democratico”. La Rete Ebraica Antisionista Internationale (International Jewish Anti-Zionist Network, IJAN) deplora questo tentativo di chiedere il riconoscimento di Israele come stato ebraico – uno stato la cui esistenza si fonda sulla rimozione delle popolazioni autoctone di Palestina. Continue reading

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Ricominciano le campagne di sensibilizzazione sul territorio

Ricominciano i volantinaggi e gli attacchinaggi sul territorio per sensibilizzare la popolazione sui temi del boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie illegali e sulla liberazione dei prigionieri politici palestinesi.

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TRENO SUPERVELOCE, MA IN TERRA PALESTINESE

da Near East News Agency

E’ il progetto infrastrutturale più grande che Israele abbia mai realizzato negli ultimi 10 anni. Vi partecipa un’azienda italiana, la Pizzarotti &C S.p.A.

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La polizia spara nel mucchio: colpirne cento per educarne uno?

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È la logica di chi non sa bene che pesci pigliare. Nel dubbio spara nel mucchio, capace che prenderai anche il tuo bersaglio. O quella dei rastrellamenti per cui si buttano all’aria intere strade per cercare magari qualcosa che non c’è. La polizia (postale) italiana ha la brutta abitudine di frugare nei dati di centinaia, migliaia di persone anche solo per trovare un e-mail. È successo di nuovo al server che A/I ha in Norvegia: i dischi sono stati clonati per intero per una indagine di cui non ci hanno ancora detto nulla. Anche se non siamo direttamente coinvolti in una eventuale inchiesta resta il fatto che i dati dei nostri utenti (nella maggior parte dei casi crittati) sono comunque stati acquisiti da qualcuno che al massimo aveva il mandato per cercare una specifica cosa.
Ma è la logica del colpirne cento per “educarne” uno: intanto mi prendo tutti i dati e poi, quando non trovo quello che cercavo, arrivederci e grazie.
Quando queste cose accadono in Cina o in Iran immediatamente si mobilitano schiere di eroi della riservatezza a tuonare contro il “regime” di turno che spia i propri cittadini. Nel caso accada sotto il loro naso si distraggono magari perché stanno pensando ai riti tribali che si svolgono ai piani alti di questo paese.
Davanti a episodi del genere occorre reagire in fretta e in tanti, sia imparando a proteggere la riservatezza dei nostri dati, sia protestando contro la sorveglianza elettronica che avanza, con tentativi più o meno goffi ma comunque arbitrari e repressivi.

È anche interessante far notare come non ci fosse assolutamente necessità di realizzare questa operazione: ogni volta che ci sono stati chiesti log o informazioni, abbiamo sempre risposto; non è colpa nostra se le informazioni che cercano non le abbiamo o gli sono inutili. Al massimo lo consideriamo un merito. Come consideriamo un merito che nel giro di 24 ore il Piano R* ci abbia permesso di rimettere in piedi tutti i servizi abbattuti dal raid: da ormai 5 anni diciamo a tutti i nostri utenti che il nostro obiettivo è impedire che ciò che offriamo venga distrutto, mentre abbiamo da tempo capito e cercato di sensibilizzare tutti sul fatto che gli unici depositari della riservatezza siete voi, la vostra intelligenza in quello che scrivete e leggete, la vostra accortezza nel non delegare a nessuno questo aspetto della vostra vita. I nostri dischi (tranne gli archivi delle liste) erano crittati, ma con il clone del disco e un po’ di tempo nessun sistema di crittazione è indecifrabile. Per cui non cullatevi in un falso senso di sicurezza.

Sostenete la battaglia che intraprenderemo come già abbiamo fatto ai tempi del primo crackdown contro A/I, diffondete quello che vi racconteremo, combattete contro ogni forma di limitazione della vostra libertà di comunicare.
Al contrario della polizia noi vogliamo educarne cento per colpirne uno, quel genio che nella polizia postale ha pensato che copiare i dati di 2000 persone fosse una buona idea per ottenere un pugno di mosche.

***

[english version]

Police raid: shoot a thousand to hit none!

It happens, since notoriously police doesn’t know how to aim properly: shoot in the crowd, you might eventually hit your target. Exactly as when they run round-ups, bringing havoc to whole streets as they look for something that might not even exist. The Italian postal police has a bad habit of rummaging in hundreds or even thousands of people’s personal data just to fine one particular message. It has happened again with the server the A/I collective keeps in Norway: its disks have been entirely cloned for an investigation we still cannot know anything about. It is likely that A/I is not directly implied in this supposed enquiry, but whatever may be happening, our users’ data (which were mostly encrypted) have been acquired by someone who could at most show a warrant for one specific search. It is the principle of hitting hundreds of people to pinpoint one of them: and while they’re at it, seizing all data is too much of a temptation; after all if you won’t find what you are looking for, you’ll have a prize at least to show your police friends.
When such things happen in China or in Iran, crowds of privacy champions pour into the streets to protest against the “regime” spying on its citizens. But if it happens in front of them, they are distracted, perhaps due to the media hype on the petty scandals that haunt this petty country.

Such occurrences require us, all of us, to react quickly, learning to protect our privacy as well as protesting against electronic surveillance, which, clumsy as its claims may be, is in any case unjustified and repressive.

It is also interesting to note that there was no need for this operation: every time we have been asked for logs or information, we have always answered — it is not our fault, if the data they need do not exist or if they find them useless. Actually, we find this is one of our merits.
And we think it is also a merit that the R* Plan has allowed us to restore the services that were hit by this raid in no more than 24 hours: for 5 years now we have been telling our users that our aim is avoiding the destruction of our services, while in the meantime we have also realized and tried to tell everybody that each single user is responsible for her own privacy, which depends on your intelligence when you write and read and on your accuracy in never entrusting this fundamental aspect of your life to someone else. Apart from the mailing lists archives, our disks were encrypted, but now they have been copied, and with time no encryption system is unbreakable. So don’t delude yourselves in a false sense of safety.

Support the battle that we will launch as we did after the first crackdown on our server: spread the news we will publish, fight against any restriction to your freedom of communication.
Unlike the police, we want to educate hundreds to hit one — the genius at the postal police who thought that copying 2000 people’s data could be a good idea to find nothing at all.

[Version française]

La police frappe dans le tas: tirer sur une centaine pour éduquer un seul?

C’est la logique de ceux qui ne savent pas sur quel pied danser. Dans le doute, frappez dans le tas, peut-être que vous pussiez prendre aussi votre cible. Où la logique des rafles, dans lesquelles on chamboule des rues entières en cherchent quelque chose qu’il n y a pas. La police italienne a la mauvaise habitude de fouiller dans les données des centaines, des milliers, de personnes en cherchent peut-être soulement une e-mail. Ça c’est arrivé au serveur d’A/I en Norvège. Les hard disks ont été entièrement clonès pour une indagine de police dont n’ont dit encore rien. Meme si nous sommes pas impliqués directement dans une éventuel enquête, toujours est-il que les données de notres utilisateurs (dans la majorité des cas chiffrés) ont été en tout cas acquis par quelqu’un qu’avait le mandat tout au plus pour chercher une chose specifique.
Mais ça c’est la logique du “tirer sur une centaine pour éduquer un seul”: d’abord je me prend tous le donnés, en suite quand je ne trouve pas ce que je cherchais, au revoir et mercì.
Quand cettes choses se passent en Cine ou en Iran, voilà tout de suite des troupes d’heroes de la confidentialité en tonnent contre le “régime” qui surveille ses propres citoyens. S’il se passe sous leur nez ils se distraient en pensent peut-être aux rituels tribaux qu’on fait dans les étages supérieurs de notre pays.
Devant de tels épisodes, il faut réagir rapidement et de nombreux, en apprenant à protéger la confidentialité de nos données comme en protestant contre la surveillance électronique qui monte avec ses tentatives plus ou moins maladroites, mais également arbitraires et répressives.
Il est aussi intéressant de noter qu’il n’y avait absolument pas besoin de faire cette opération: chaque fois on a nous demandé des files logs où des informations nous avons toujour repondue; ce n’est pas notre faute si les informations qu’on cherche nous ne l’avons pas où si elles sont inutiles. Au maximum, nous considérons qu’il est un mérite. Comme nous considérons un mérite que dans les 24 heures le Plan R* a nous permis de reprendre tous les services fermés par le raid: depuis 5 années nous disons à tous nos membres que notre objectif est de prévenir que ce que nous offrons soit détruit. Nous avons aussi compris depuis longtemps et nous avons tenté de soulever votre conscience du fait que les gardiens de votre propre confidentialité est à vous, à votre intelligence dans ce que vous écrivez et lirez, à votre prévoyance de ne pas déléguer à quiconque cet aspect de votre vie. Notres hard disks (sauf les archives de les mailing lists) étaient chiffrés, mais avec un clonage et beaucoup de temps à perdre pas de système de cryptage est indéchiffrable. C’est à dire: ne pas bercez vous d’un faux sentiment de sécurité.

Soutenez le combat que nous entreprenons comme déjà fait à l’époque du première crackdown contre A/I, propagez ce que nous irons vous dire, continuez la lutte contre toutes les formes de limitation de votre liberté de communiquer.

(des révisions à cette traduction sont bienvenues!)

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Sa’adat: Il tribunale decide di estendere l’isolamento per altri sei mesi.

Nostra traduzione dall’International Middle East Media Center

Un tribunale israeliano ha deciso di tenere in isolamento per altri sei mesi il segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, fino al 21 aprile 2011.

Il Fronte ha dichiarato che questa sentenza è illegale ed immorale, in perfetta continuità con le politiche illegali di Israele contro i leader carcerati delle varie fazioni. Il Fronte ha aggiunto che le campagna di solidarietà porterà a varie iniziative che sfideranno questa sentenza illegale che viola il diritto internazionale e che prende di mira la lealtà dei detenuti e dei loro capi.

Sa’adat è detenuto in isolamento da più di 500 giorni e la sua famiglia non ha avuto la possibilità di fargli visita. Israele afferma che ha organizzato l’omicidio di Rehavam Zeevi, il ministro israeliano del turismo, ucciso da un gruppo di fuoco palestinese il 17 ottobre 2001.

Il 14 marzo 2006 è stato rapito dall’esercito israeliano nella prigione di Gerico. La prigione era sorvegliata da guardie europee e statunitensi che lasciarono l’installazione poco prima del blitz dell’IDF.

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I soldati israeliani continuano ad inviare immagini su Facebook

Nostra traduzione dall’International Middle East Media Center

Domenica scorsa il sito internet israeliano Walla News ha pubblicato numerose immagini messe su Facebook da soldati israeliani e che li ritraggono mentre umiliavano dei palestinesi durante la guerra a Gaza. […]Le foto sono state scattate dentro le abitazioni palestinesi in cui i soldati avevano fatto irruzione. Una delle immagini mostra due soldati che puntano i loro fucili alla testa di una ragazza palestinese ammanettata e bendata, un’altra mostra un soldato che scrive “Torneremo” e disegna una stella di Davide sul muro di una casa. Una terza foto mostra un soldato in posa con il fucile vicino ad una donna palestinese nella sua cucina.

Foto 1: giovane ragazza palestinese ammanettata e bendata Continue reading

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VIDEO: ACQUE NERE DELLA COLONIA DI GUSH ETZION SCARICATE VERSO VILLAGGIO PALESTINESE DI BEIT UMMAR

da Near east news Agency

Nelle immagini le terre inondate appartenenti a diverse famiglie contadine. Continue reading

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La Repubblica ebraica di Israele

da Il Megafono Quotidiano

Prestare giuramento ad uno Stato ebraico può essere determinante per il destino dello Stato stesso. Si rischia di trasformare il Paese in una teocrazia come l’Arabia Saudita.

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Abu Rahmah, attivista di Bil’in, condannato ad un anno di prigione

Nostra traduzione da The Alternative Information Center

Oggi (10 ottobre) Abdallah Abu Rahmah, organizzatore delle proteste a Bil’in, è stato condannato ad un anno di prigione dalla corte militare di Ofer a causa della sua resistenza non violenta contro il Muro di Segregazione israeliano. Continue reading

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L’Ufficio politico del PFLP lancia per ottobre una mobilitazione in favore del compagno Sa’adat

L’Ufficio politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, il 18 luglio 2010, ha rilasciato una dichiarazione in cui si chiede la più grande solidarietà e sostegno possibili in favore del compagno Ahmad Sa’adat, il Segretario generale del PFLP, per metà ottobre 2010, quando dal suo ininterrotto isolamento nelle carceri dell’occupante sarà nuovamente sottoposto a giudizio. Continue reading

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