Nostra traduzione da Electronic Intifada
di Sawsan Khalife’
Natan Blanc, un diciannovenne di Haifa, ha trascorso più di 120 giorni in prigione per renitenza alla leva.
Ha cominciato a pensare di resistere alla coscrizione durante l’Operazione Piombo Fuso, l’offensiva contro Gaza condotta da Israele per tre settimane tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009.
La Legge sul Servizio di Difesa – introdotta in Israele nel 1949 – ha permesso all’esercito di arruolare qualsiasi cittadino israeliano che avesse compiuto 18 anni. Dopo aver trascorso un anno di leva obbligatoria gli israeliani rimangono nell’esercito come riservisti. Ciò significa che ogni anno dovranno trascorrere un mese nell’esercito finchè non compiranno 40 anni.
L’obiezione di coscienza è considerata un reato e di solito viene punita con alcune settimane di reclusione – durante le quali si fanno pressioni sull’obiettore affinchè cambi idea. Dopo questo periodo in cella l’obiettore viene convocato di nuovo da un comitato del reclutamento militare. Il rifiuto prolungato di servire nell’esercito può condurre ad un ulteriore carcerazione.
In totale Blanc è stato convocato otto volte ed ogni volta è stato mandato in prigione. La sua liberazione dovrebbe avvenire tra tre settimane.
Poco tempo fa ha ricevuto una licenza di due giorni per buona condotta ed ha parlato con Sawsan Khalife’, una collaboratrice di Electronic Intifada.
Sawsan Khalife’: Mi puoi raccontare qualcosa di te?
Natan Blanc: Sono un diciannovenne di Haifa. Alle scuole superiori ho studiato cinema. Quando ho compiuto 18 anni c’era un programma educativo di un anno per 12 persone a Gerusalemme dopo il quale si riteneva che avremmo servito nell’esercito.
Tutti gli altri 11 volontari hanno continuato prestando servizio nell’IDF [l’esercito israeliano] mentre io sapevo dall’inizio che non lo avrei fatto. Ho fatto anche il volontario in un programma per giovani leader nell’MDA [il servizio sanitario nazionale israeliano] e come redattore per Wikipedia.
SK: Come hai acquisito la tua coscienza politica.
NB: Viene dalla mia famiglia. I miei genitori sono attivisti politici, io ho partecipato alle manifestazioni insieme a loro fin da piccolo. Quando sono cresciuto sono stato membro di un programma per giovani leader che ho abbandonato perchè tutti gli altri avrebbero servito nell’esercito ed io ero completamente diverso da loro.
SK: Come descriveresti l’IDF (l’esercito israeliano)?
NB: L’IDF è solo uno strumento del governo israeliano per mettere in pratica la propria autorità. L’IDF segue delle decisioni prese in punti più alti. Per decenni ha violato i diritti umani mettendo in atto le politiche e le decisioni governative.
Il comitato di reclutamento mi ha convocato otto volte ed ogni volta sono stato carcerato per non voler essere parte dell’IDF. L’ultima volta, una settimana fa, mi hanno offerto di trascorrere la leva in ospedale. Ho rifiutato perchè avrei dovuto indossare l’uniforme dell’IDF.
Il risultato è che mi hanno sbattuto di nuovo in prigione per l’ottava volta e mi hanno rilasciato ieri. Mi hanno messo nella Prigione Sei, vicino Atlit [una città costiera a sud di Haifa], in cui vi sono i soldati israeliani che violano la legge durante il servizio o, nel mio caso, che si rifiutano di svolgerlo. In prigione non ci sono molti casi come il mio, quest’anno sono stato l’unico. La nostra percentuale è molto bassa.
SK: Ma avresti potuto evitare la prigione senza comunque servire nell’esercito?
NB: Si, un sacco di persone evitano la prigione adducendo problemi mentali o di salute, ma io non voglio mentire. In questo caso è importante dire la verità: non c’è nulla di vergognoso o preoccupante nell’affermare ciò in cui si crede.
SK: Tu in cosa credi?
NB: In tribunale ho dichiarato numerose volte il mio rifiuto di far parte dell’occupazione. Sono contro ciò che fa l’IDF, ho un problema morale e non voglio prendere parte a queste azioni.
Tutta questa ingiustizia per i palestinesi sotto il regime israeliano: non c’è democrazia, non possono scegliere il loro destino in quanto non hanno diritto di voto sotto un regime che attua le proprie decisioni con la forza. È la Knesset [il parlamento di Israele] che vota e decide per i palestinesi. Decide il loro fato senza includerli nel processo di elaborazione delle decisioni. Non prenderò parte a tutto ciò.
SK: Credi che lo stato di Israele danneggerà le tue possibilità di trovare un lavoro o un corso di studi in futuro?
NB: Credo che tutte queste storie sul non essere in grado di trovare un lavoro siano un tentativo del governo per spaventare le persone che non vorrebbero svolgere il servizio di leva. Per come la società si approccia a me credo che ci siano un sacco di persone che comprendono e sostengono la mia causa, ma per molte altre sarà duro accettarlo.
SK: Ci sono delle organizzazioni che sostengono sul piano ideologico la renitenza alla leva?
NB: Ci sono due organizzazioni principali: Yesh Gvul e Ta’ayush. Organizzano delle manifestazioni per l’esenzione dal servizio militare di fronte alla Prigione Sei. Mandano lettere a coloro che hanno rifiutato di svolgere il servizio di leva offrendogli assistenza legale.
SK: Cosa vorresti dire ai giovani uomini e alle giovani donne israeliane che hanno compiuto diciotto anni e devono servire nell’IDF?
NB: Servire nell’esercito non sortirà effetti solo sulla tua vita, ma sulle vite di molte altre persone. Dovreste avere la coscienza pulita e dovreste riflettere con attenzione prima di prendere parte all’occupazione e alla guerra.
So che la leva è obbligatoria, ma è possibile rifiutarla come ho fatto io. Certo, ci saranno delle conseguenze, ma se la vostra coscienza non è pulita, non fatelo, non importa il prezzo che pagherete.
Sawsan Khalife’ è un’attivista politica ed una giornalista proveniente da Shefa Amr, nella regione della Galilea (Palestina)