Lettera aperta a Mubarak

 LETTERA APERTA AL PRESIDENTE MUBARAK DALLA GAZA FREEDOM MARCH

 

26 dicembre 2009

 

Egregio Presidente Mubarak:

 

Noi,
che rappresentiamo 1.362 persone che arriveranno al Cairo per partecipare alla Gaza Freedom March (Marcia della Libertà di Gaza), ci appelliamo agli Egiziani e alla Sua reputazione di ospitalità.

 

Siamo
pacifisti. Non siamo venuti in Egitto per creare problemi o provocare
contrasti. Siamo qui perché crediamo che tutta la gente, compresi i
Palestinesi di Gaza, dovrebbe avere accesso alle risorse di cui hanno
bisogno per vivere con dignità. Ci siamo radunati in Egitto perché
eravamo convinti che Lei avrebbe ben accolto e appoggiato il nostro
nobile scopo e ci avrebbe aiutato a raggiungere Gaza attraverso il Suo
paese.

 

Come
individui che credono nella giustizia e nei diritti umani, abbiamo
speso le nostre risorse guadagnate con fatica e talvolta scarse, per
comprare i biglietti aerei, per pagare le stanze d’albergo e per
assicurarci il trasporto, soltanto per solidarietà con i Palestinesi di
Gaza che vivono sotto blocco di Israele che li stritola.

 

Siamo
dottori, avvocati, studenti, accademici, poeti e musicisti. Siamo
giovani e vecchi. Siamo musulmani, cristiani, ebrei, buddisti e laici.
Rappresentiamo gruppi della la società civile in molte nazioni che
hanno coordinato questo grande progetto con la società civile di Gaza.

 

Abbiamo
raccolto decine di migliaia di dollari per aiuti medici, materiali
scolastici e capi di abbigliamento invernale per i bambini di Gaza. Ma
ci rendiamo conto che oltre all’aiuto materiale, i Palestinesi di Gaza
hanno bisogno di appoggio morale. Siamo venuti per offrire questo
appoggio nel difficile anniversario di un’invasione che ha recato loro
così tanta sofferenza.

 

L’idea
della Gaza Freedom March – una marcia non-violenta che passa oltre al
attraversamento Israeliano di Erez – è nata durante uno dei nostri
viaggi a Gaza nel maggio scorso, un viaggio che è stato  facilitato
dalla cortesia del Governo egiziano. Da quando si è avuta l’idea della
marcia, abbiamo parlato al Suo governo tramite le ambasciate egiziane
all’estero e direttamente al Suo Ministero degli Esteri. I suoi
rappresentanti sono stati gentili e collaborativi. Ci è stato richiesto
di fornire informazioni su tutti i partecipanti: passaporti, date di
nascita, professioni, e lo abbiamo fatto in buona fede. Abbiamo
risposto a ogni domanda, abbiamo soddisfatto ogni richiesta. Abbiamo
lavorato per mesi presupponendo che il Suo governo avrebbe facilitato
il nostro passaggio, come aveva fatto in molte altre occasioni. Abbiamo
aspettato a lungo una risposta.

 

In
quel mentre, il tempo si stava riducendo e dovevamo iniziare a
organizzarci. Viaggiare durante il periodo di Natale non è facile nelle
nazioni dove molti di noi vivono. I biglietti aerei si devono comprare
con settimane, se non con mesi, di anticipo. Questo è ciò che hanno
fatto 1.362 persone. Hanno speso il proprio denaro o lo hanno raccolto
tra le loro comunità per pagarsi il viaggio. Aggiunga a questo il tempo
impiegato, gli sforzi e i sacrifici che fanno queste persone a stare
lontano dalle proprie case e dai propri cari durante questo periodo
festivo.

 

A
Gaza, i gruppi della società civile – studenti, associazioni, donne,
agricoltori, gruppi di rifugiati, hanno lavorato senza sosta per mesi
per organizzare la marcia. Hanno organizzato workshops, concerti,
conferenze stampa, incontri senza fine – e tutto questo con le loro
scarse risorse personali. Sono stati sostenuti dalla presenza prevista
di così tanti cittadini di tante parti del mondo che sarebbero venuti
ad sostenere la loro giusta causa.

 

Se il governo egiziano deciderà di impedire la Gaza Freedom March, tutto questo lavoro e queste spese saranno perdute.

 

E
non è tutto. E’ praticamente impossibile, a questo punto avanzato del
progetto, impedire a tutte queste persone di andare in Egitto, anche se
volessimo. Inoltre, la maggior parte di loro non hanno altri programmi
in Egitto se non quello di arrivare a un determinato punto di incontro
per poi dirigersi insieme verso il confine con Gaza. Se questi piani
verranno cancellati, ci sarà molta sofferenza ingiustificata per i
Palestinesi di Gaza e per oltre mille persone che provengono da varie
parti del mondo e che non avevano altro che nobili intenzioni.

 

La
imploriamo di permettere che la Gaza Freedom March continui in modo che
possiamo unirci ai Palestinesi di Gaza per marciare insieme il 31
dicembre 2009.

 

Speriamo davvero di ricevere una risposta positiva da Lei e la ringraziamo per il Suo aiuto.

 

Tighe Barry, Gaza Freedom March coordinator
Medea Benjamin, CODEPINK, USA
Kawthar Guediri, Collectif National pour une Paix Juste et Durable entre Palestinens et Israeliens, France
Mark Johnson, Fellowship of Reconciliation

Ehab Lotayef, Gaza Freedom March, Canada

Ziyaad Lunat, Gaza Freedom March, Europe
Alessandra Mecozzi, Action for Peace, Italy

Germano Monti, Forum Palestine, Italy
Thomas Sommer, Focus on The Global South, India

David Torres, ECCP, Belgium
Ann Wright, Gaza Freedom March coordinator
Olivia Zemor, Euro-Palestine, France

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