Da ilManifesto del 29/04/2010
di Michele Giorgio
«Basta tasse». Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FplP) guida la protesta a Gaza contro l’aumento delle tasse deciso di recente dal governo di Hamas per sostenere la sua sempre più pesante struttura amministrativa e le sue forze di sicurezza (in totale 40 mila dipendenti).
Al rigido blocco di Gaza in atto da tre anni e all’offensiva «Piombo fuso» lanciata da Israele tra la fine del 2008 e il gennaio 2009 (1.400 palestinesi uccisi, migliaia i feriti), si sono aggiunti qualche giorno fa i prelievi fiscali approvati dal premier islamico Ismail Haniyeh per fare fronte al prosciugamento delle casse di Hamas. Le contestazioni avvengono mentre Gaza piange l’uccisione di Ahmed Dib, un giovane di 21 anni, ferito mortalmente ieri mattina non lontano da Shujaiyeh dal fuoco delle postazioni militari israeliane mentre, assieme ai volontari dell’International solidarity movement, prendeva parte ad una manifestazione a ridosso della «zona cuscinetto» imposta dallo
Stato ebraico, l’area agricola lungo il confine, larga fino a 300 metri, dove i palestinesi non possono più entrare. La protesta però non si ferma e oggi è prevista una nuova manifestazione nel distretto di Rafah, a sud di Gaza.La reazione del movimento islamico alle proteste contro gli aumenti non si è
fatta attendere e martedì sono scattati gli arresti per una dozzina di militanti della sinistra marxista palestinese, minoritaria ma molto attiva nella Striscia. I fermati in gran parte sono stati liberati ieri ma l’avvertimento è chiarissimo. Per un portavoce del FplP, Jamil Mazher, la retata ha avuto lo scopo di bloccare la distribuzione di volantini di protesta contro l’incremento delle tasse sulle sigarette, del costo delle licenze commerciali e di molte altre imposte dirette.
«Questi aumenti sono inaccettabili – ha spiegato Mazher – la vita della popolazione civile è sempre più difficile a causa dell’assedio israeliano. La povertà dilaga così come la disoccupazione e aver deciso incrementi delle tasse in questo momento non è concepibile». Il FplP ha avvertito Hamas che l’aumento delle pressioni economiche, unito alle restrizioni delle libertà politiche e individuali, potrebbero scatenare una rivolta popolare. Da parte sua il movimento islamico ridimensiona l’accaduto e parla di aumenti «modesti» delle tasse che non colpiscono i poveri e ammonisce le opposizioni dal «turbare l’ordine pubblico».
Il FplP allo stesso tempo punta l’indice anche contro il governo di Ramallah, guidato da Salam Fayyad e riconosciuto e sponsorizzato dai paesi occidentali.
Da Damasco l’ex guerrigliera Leila Khaled, icona della sinistra palestinese, ha chiesto lo scioglimento dell’Autorità nazionale (Anp) di Abu Mazen.
«L’Anp – ha protestato Khaled durante una manifestazione in sostegno dei detenuti politici – minaccia il progetto nazionale palestinese. Il nostro popolo ha lottato e lotta da decenni per la sua libertà e la sua terra e non certo per avere soltanto un’autorità amministrativa». Rivolgendosi infine
all’Anp e ad Hamas, Khaled ha denunciato «coloro che siedono a Ramallah e Gaza e impediscono l’unità nazionale palestinese».