Nakba, il figlio dimenticato dell’olocausto

 

 

Nostra traduzione da Palestine Think Tank

Domenica sera al tramonto le sirene suoneranno attraverso Israele per commemorare l’inizio del Giorno del Ricordo dell’Olocausto. Lunedì si terranno delle cerimonie in varie città, la principale sarà a Yad Vashem, il parco della memoria a Gerusalemme.

Venerdì è stato l’anniversario del massacro di Deir Yassin, l’inizio dell’altro olocausto, conosciuto come la Nakba. Non ci sono state sirene ad indicare la Nakba come il "figlio dimenticato dell’olocausto". Oggi in Israele è anche vietato parlarne, per essere sicuri che rimanga dimenticato. […]
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La Pasqua negata dei cristiani palestinesi

Da The Alternative Information Center

È Pasqua tutto l’anno in Israele e Cisgiordania. Ogni giorno questi luoghi sono attraversati dal passaggio (pesach, Pasqua in ebraico) continuo di milioni di persone. In questa settimana, in modo particolare, migliaia di fedeli da tutto il mondo solcano le strade e visitano i Luoghi santi dei tre monoteismi. Ebrei che hanno festeggiato la Pasqua e pellegrini che affollano le celebrazioni pasquali, quest’anno coincidenti per tutte le confessioni cristiane.
La realtà dell’occupazione militare nei Territori occupati palestinesi racconta però il cammino di un’altra Pasqua, quella di coloro a cui proprio il passaggio al di là del Muro di separazione viene negato. La Pasqua e il Natale sono momenti attesi dai cristiani di Palestina: nelle settimane che precedono le festività, l’autorità israeliana concede e distribuisce i permessi per l’ingresso nella città santa di Gerusalemme, nel resto dell’anno concesso solo a coloro che lavorano in Israele. Il passaggio dai checkpoint e l’ingresso ad al-Quds, “la Santa”, nome arabo di Gerusalemme, è sognato e atteso quanto “il paradiso o ancor più vicino”, come testimoniano i quadri dell’artista palestinese Yousef Qatalo. Continue reading

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30/03/2010: Iniziativa BDS ad Aprilia

Il 30 marzo alle ore 18:00 alla UniCoop
del centro commerciale “Aprilia2” circa cinquanta compagne e
compagni provenienti dai Castelli Romani, da Roma e dalla Litoranea
hanno compiuto un’azione di informazione sul boicottaggio dei
prodotti israeliani e delle aziende che a vario titolo sono presenti
in quel paese, legittimando così le politiche di apartheid del
regime sionista. Malgrado l’iniziale ostruzionismo da parte della
direzione del supermercato i compagni sono riusciti a portare avanti
l’iniziativa sigillando gli scaffali contenenti i prodotti
incriminati sotto gli occhi degli avventori che, informati sulla
campagna di Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni, hanno accolto
positivamente la nostra presenza, convincendo anche molti soci Coop
ad inoltrare al direttore del supermercato una lettera di protesta
per la presenza di prodotti sporchi del sangue della popolazione
civile di Gaza e della Cisgiordania.

Il 30 marzo in Palestina è la
“giornata della terra”, cioè la commemorazione dell’omicidio
commesso nel 1979 dall’esercito sionista di 6 giovani palestinesi. E’
da 60 anni infatti che Israele continua l’occupazione militare della
palestina, perpetrando un lento genocidio della popolazione autoctona
e cacciando dalle proprie terre e dalle proprie case migliaia di
persone, la maggioranza della quale vive tutt’ora in condizioni
disumane nei campi profughi.

E’ da 60 anni che continua
l’occupazione coloniale e razzista da parte del governo israeliano,
attraverso la costruzione di nuovi insediamenti, la confisca delle
terre e delle fonti idriche, la demolizione di case e l’abbattimento
degli ulivi, la principale fonte di sostentamento della popolazione
civile. A ciò si aggiunge la costruzione del Muro che di fatto
interrompe la continuità territoriale della Cisgiordania dividendo
le case case dei contadini dai loro orti ed ostacolando la mobilità
della popolazione palestinese tramite un fitto sistema di check-point
(i coloni ebrei invece possono usufruire di comode autostrade
protette da Tsa’hal). Anche Gaza è cinta dal Muro, mentre la costa
subisce il blocco navale della marina militare israeliana che ha
imposto un confine marittimo di 3 miglia nautiche (gli stati sovrani
ne dispongono generalmente di 12) rendendo impossibile la pesca
tramite il sistematico sequestro dei pescherecci e la detenzione dei
pescatori che pur si muovono all’interno delle acque territoriali
decise dall’occupante. Tutto ciò ha reso la Striscia una grande
prigione a cielo aperto dalle condizioni di vita disastrose,
ulteriormente peggiorate con l’operazione “Piombo Fuso” del
dicembre 2008, dove l’esercito si è accanito contro la popolazione
civile (un terzo dei 1300 morti erano bambini), le scuole, gli
ospedali e le infrastrutture economiche, impedendo di fatto ogni
qualsiasi possibilità autonoma di ripresa per la popolazione.

Si rende sempre più necessario
incidere sull’economia di guerra israeliana, attraverso la campagna
di boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele e dalle colonie
illegali costruite all’interno dei Territori Occupati, delle agenzie
turistiche, delle compagnie idriche, ma anche la sospensione dei
rapporti accademici e culturali, per esempio sulla ricerca militare a
cui viene dato spazio nelle nostre università ed i principali poli
di eccellenza tecnologica italiani, come l’Enea ed il CNR.

In particolare gli obiettivi della
Campagna italiana di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS)
sono:

  •  
    • Tutte le merci identificate dal
      codice a babbre con le prime cifre 729, che identificano i prodotti
      provenienti dallo stato di Israele.

    • I prodotti agricoli israeliani a
      marchio Jaffa e Carmel-Agrexco, presenti sui banchi dei
      supermercati e di molti negozi.

    • I prodotti farmaceutici della
      azienda THEVA, che ha acquisito una posizione dominante nel mercato
      dei farmaci generici e da banco.

    • I prodotti cosmetici del gruppo
      L’OREAL, il quale, oltre ad essere uno dei maggior investimenti
      israeliani, commercializza prodotti realizzati con materiali
      provenienti dai territori palestinesi occupati, come i Sali del Mar
      Morto.

       

Tante altre aziende italiane hanno una
azienda corrispondente in Israele e sono:

  •  
    • I prodotti dell’azienda LAVAZZA,
      da oltre due decenni leader nel mercato israeliano del caffè,
      delle macchine per bar e uffici, dell’architettura e
      dell’arredamento dei locali, attraverso la ditta israeliana Gils
      Coffeee Ltd.

E poi ancora: Colgate, Palmolive,
Taglieri (Cleo e Felce Azzurra), pasta Barilla, Albadoro, Zara, Caffè
Segafredo e Illy, olio Monini, dolcifici come la Ferrero, Loacker,
Bauli, acque e bibite San Benedetto.

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Carrarmati israeliani invadono area sud della Striscia. Valichi chiusi.

Gaza – Infopal. Questa
mattina, lunedì 29 marzo, alcuni mezzi militari israeliani sono
penetrati nella parte orientale di al-Qarara, nel nord-ovest del
governatorato di Khan Younis, nel sud della Striscia.
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I militari israeliani feriscono gravemente un pescatore di Gaza

Hazem Gra’ani è stato gravemente ferito alle 9 di mattina di giovedì quando la marina israeliana ha sparato al suo peschereccio. E’ stato portato all’ospedale Shifa’a a Gaza City con gravi ferite alla testa, ed è stato operato d’emergenza. Attualmente le sue condizioni sono troppo instabili per rischiare di rimuovere le scheggie di granata conficcatisi nel cervello.
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Carri armati israeliani entrano a Gaza dopo gli scontri.

 

Posizione di Khan Younis

 

I carri armati israeliani sono avanzati brevemente nella Striscia di Gaza in seguito agli scontri con i palestinesi, che hanno causato la morte di due soldati israeliani. Continue reading

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Embargo su Gaza

LaTuff 2008
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L’occupazione israeliana fa ricorso ad armi proibite: le conseguenze.

Ricercatori italiani:
riscontrate alte concentrazioni di uranio sui corpi degli abitanti di
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‘Negoziati di pace’: Israele approva altre 1600 abitazioni per ebrei fondamentalisti.

Ieri, il ministro dell’Interno israeliano ha approvato la
costruzione di altre 1600 abitazioni destinate a ebrei fondamentalisti
ultraortodossi della "colonia" di Ramat Shlomo, a Gerusalemme Est. Continue reading

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Striscia di Gaza, ‘l’embargo ha già causato 500 morti e una disoccupazione dilagante’.

Il Comitato popolare contro l’embargo a Gaza rivela che il numero
delle vittime dell’assedio israeliano – ormai vigente da 1.000 giorni –
è salito a 500, ad una media perciò di un morto ogni due giorni, in
maggioranza malati che non sono riusciti a viaggiare per ricevere cure
adeguate a causa della chiusura dei valichi.
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