Quando la negazione dell’esistenza dei palestinesi diventa un genocidio

Nostra traduzione da Electronic Intifada

Ilan Pappe

Il presidente israeliano Shimon Peres dopo sessantacinque anni ancora nega l'esistenza della popolazione indigena della Palestina. (World Economic Forum / Flickr)

Il presidente israeliano Shimon Peres dopo sessantacinque anni ancora nega l’esistenza della popolazione indigena della Palestina. (World Economic Forum / Flickr)

Durante una maestosa intervista rilasciata alla stampa israeliana alla vigilia della “Giornata dell’Indipendenza” Shimon Peres, l’attuale presidente israeliano, ha detto che:

“Ricordo come è iniziato il tutto. L’intero stato di Israele è un millimetro dell’intero Medio Oriente. Un errore statistico, una terra arida e deludente, paludi a nord, il deserto a sud, due laghi, di cui uno morto, ed un fiume sopravvalutato. Nessuna risorsa naturale ad eccezione della malaria. Quì non c’era niente. Ed ora abbiamo la migliore agricoltura del mondo? Questo è un miracolo: una terra costruita dal popolo” (Maariv, 14 Aprile 2013). Continue reading

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L’OLP ha deluso i Palestinesi, ricominciamo da zero

Nostra traduzione da Electronic Intifada

di Osamah Khalil

Hamas e Fatah rappresentano il passato del movimento nazionale palestinese, non il suo futuro (Ashraf Amra / APA images)

Hamas e Fatah rappresentano il passato del movimento nazionale palestinese, non il suo futuro (Ashraf Amra / APA images)

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“I graffiti sono stati la mia scuola”: intervista con il grafico palestinese Hafez Omar.

Nostra traduzione da Electronic Intifada

Manifestanti a Nablus con dei manifesti di Hafez Omar in sostegno ai prigionieri in sciopero della fame. Aprile 2012. (Ahmad Al-Bazz / ActiveStills)

Manifestanti a Nablus con dei manifesti di Hafez Omar in sostegno ai prigionieri in sciopero della fame. Aprile 2012. (Ahmad Al-Bazz / ActiveStills)

L’anno scorso Hafez Omar, un grafico ed attivista palestinese, ha postato su Facebook l’illustrazione di un palestinese senza volto in una prigione israeliana. Nel giro di alcune ore l’immagine era circolata per tutta la rete.

L’immagine era molto semplice: un volto senza tratti somatici attraversato da una linea marrone ed uno sfondo verde. Probabilmente la sua semplicità è stata la sua più grande forza perchè ha fornito un’illustrazione chiara agli attivisti che volevano sollevare l’attenzione sugli scioperi della fame intrapresi dai prigionieri politici.

Omar vive a Tulkarem (West Bank) ed il suo lavoro è ispirato dal movimento di resistenza popolare in Palestina.

Questa è un’intervista rilasciata a Daryl Meador, un collaboratore di The Electronic Intifada. Continue reading

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Comunicato dei Giovani Palestinesi sulla Riunificazione

di Giovani Palestinesi in Italia

Per le masse del nostro eroico popolo palestinese in patria e in Shatat (Diaspora)

Un nuovo capitolo nel processo di riconciliazione nazionale palestinese si sta svolgendo senza che sia messa fine alla frattura politica che indebolisce e divide il nostro popolo di fronte alla causa nazionale. Nel momento in cui le fazioni palestinesi concludono i loro incontri al Cairo, il mistero mette in ombra i risultati dei colloqui svolti, con l’uscita di dichiarazioni contrastanti su ciò che è stato deciso e ciò che è stato raggiunto.

L’ultimo round di colloqui di riconciliazione nazionale avviene in mezzo a un’ondata di feroci attacchi sionisti contro tutti i palestinesi: confische di terreni, demolizioni di case, profanazione di luoghi sacri, il blocco brutale in atto di Gaza, maltrattamenti e abuso dei nostri eroici prigionieri. Le difficoltà incontrate dai nostri nei campi profughi e nelle comunità in esilio continuano, così come le dure condizioni umanitarie della nostra gente dei campi in Siria, che sono solo l’ultimo aggravio di sofferenza dei nostri rifugiati dopo la Nakba palestinese del 1948.

E ‘ ormai evidente che gli sforzi compiuti dalle fazioni palestinesi per raggiungere l’unità nazionale hanno solo prolungato la divisione e rafforzato il suo impatto sulla società palestinese. Nelle scene ripetute e ormai ben collaudate, gli sforzi di riconciliazione sono stati ostacolati da problemi formali o dagli interessi di una fazione o di un’altra, senza tener conto delle conseguenze storiche e nazionali di un tale assurdo modo di operare per raggiungere la riconciliazione nazionale.

Inoltre, è diventato chiaro che la soluzione migliore per unire i palestinesi in patria e in esilio, non solo quelli nei territori occupati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza assediata, non è una divisione, o la condivisione delle istituzioni nazionali tra le fazioni palestinesi sulla base di interessi parrocchiali, ma piuttosto attraverso elezioni democratiche del Consiglio nazionale palestinese (PNC), in modo da garantire la partecipazione di tutto il nostro popolo. Tali elezioni democratiche sono il primo passo verso l’attivazione della Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), l’unico, legittimo rappresentante del popolo palestinese. Tale Organizzazione deve riflettere la volontà del nostro popolo palestinese intero, unito, e gli obiettivi nazionali per i quali continua a combattere e lottare: il ritorno dei profughi, la liberazione della nostra patria e l’autodeterminazione nazionale.

Noi, attivisti giovani palestinesi nella Palestina occupata, nei campi profughi e in esilio, perseguendo lo slogan enunciato il 15 Marzo 2011, in cui chiedevamo la fine della divisione nazionale con il ritorno al popolo attraverso elezioni democratiche del PNC, desideriamo affermare il nostro rifiuto di un approccio assurdo verso il raggiungimento dell’unità nazionale, per il quale tutte le fazioni palestinesi sono responsabili, e sottolineiamo:

• La necessità di elezioni democratiche, dirette del PNC in cui tutti i palestinesi possano partecipare, come primo passo per unire i palestinesi in patria e in esilio sotto l’egida dell’OLP;

• La responsabilità di avanzare e promuovere la causa nazionale palestinese, che non si limita alle fazioni palestinesi, ai partiti o alla loro valutazione delle difficili situazioni attuali affrontate dal nostro popolo. Piuttosto, la causa nazionale appartiene a tutto il popolo palestinese, che ha pagato il prezzo dell’usurpazione delle sue terre e della pulizia etnica in corso dalla Nakba fino ad oggi, ed è lo stesso popolo, specialmente i giovani, che deve essere attivo per promuovere e organizzare le elezioni del PNC, e far rivivere così le nostre istituzioni nazionali, i sindacati e gli organismi, al fine di superare le sfide collettive che abbiamo di fronte.

Viva la Palestina, libera e araba come la sua gente
17 Febbraio 2013

Firmano:

• Palestinians for Dignity – Ramallah

• The Independent Youth Movement (Herak) – Ramallah

• Youth who Love their Country – Ramallah

• The Arab Palestinian Cultural Center – Lebanon

• The Palestinian Cultural Center – Shatila Refugee Camp

• Palestinian Cultural Centers – American Lebanese University, American University of Beirut, Lebanese International University and Arab University of Beirut

• Ma’an Group – Shatila Refugee Camp

• Ma’an Group – Burj Al Barajneh Refugee Camp

• Youth for Return – in the countries of exile, Arab countries, Europe and North America

• Giovani Palestinesi in Italia

• Abna’ Al Balad Movement, Youth Section – Palestine ’48

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Una famiglia di Gerusalemme aspetta con ansia il ritorno del proprio figlio, Jihad al-Obeidi, dopo 25 anni trascorsi nelle carceri israeliane

Continuiamo a tradurre gli articoli dell’attivista Shahd Abusalama sulle storie dei prigionieri politici palestinesi. La prima era su Samer Abu Seir, la seconda sul padre dell’autrice.

nostra traduzione da Palestine from my eyes

Il padre di Jihad festeggia il prossimo rilascio di suo figlio dalla prigione israeliana. (Amjad Abu Asab)

Il padre di Jihad festeggia il prossimo rilascio di suo figlio dalla prigione israeliana. (Amjad Abu Asab)

Il detenuto palestinese Jihad al-Obeidi sarà liberato il 20 gennaio dopo 25 anni trascorsi nelle carceri israeliane. La sua famiglia ha già iniziato a decorare la loro casa di Gerusalemme con luci colorate e bandiere palestinesi per festeggiare il suo ritorno alla libertà.  Sono emozionati di riaccoglierlo a casa e di riempire un posto rimasto vuoto per 25 anni. Continue reading

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Leila Khaled entra a Gaza per celebrare la Resistenza, l’Intifada ed il Fronte

Nostra traduzione dal sito del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

Martedì 4 dicembre Leila Khaled, membro dell’Ufficio Politico del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ed icona della lotta di liberazione nazionale, è entrata a Gaza, dal confine con l’Egitto. Parlerà alla manifestazione di giovedì 6, che partirà dalla piazza del milite ignoto alle 11, per ricordare il quarantacinquestimo anno dalla fondazione dell’FPLP ed il venticinquesimo anno dell’Intifada.
La compagna Khaled ha salutato il popolo palestinese di Gaza dicendo che la loro valorosa resistenza ha impartito al nemico sionista una lezione che non dimenticherà mai ed ha rovinato i suoi piani in serbo per l’ultimo attacco. “Sono orgogliosa di voi, tenete la testa alta. Tutto il popolo palestinese è unito dietro di voi, unito con la resistenza anche se siamo divisi quando parliamo di pace e di negoziati. Nei campi profughi e nella diaspora riusciamo a sentire gli eco della vostra lotta e diciamo ‘Siamo con te, Gaza’. Durante l’aggressione sionista, ovunque nei campi e nella diaspora, la nostra gente acclamava la resistenza. Ho detto che sarei andata a Gaza, questa sacra terra di resistenza che ci ha resto tutti orgogliosi. Andrò lì dalla mia famiglia, dai miei amici e dalla nostra gente. Porto con me il grande amore dei genitori che vogliono tornare a Gaza, Haifa, Yafa, Gerusalemme e Ramallah. Vogliamo tornare in tutta la Palestina, e alla fine torneremo in tutta la Palestina.”
“In questo momento ripeterò le parole del leader e martire Abu Ali Mustafa: Vengo per continuare la rivoluzione, per continuare la resistenza e per non tradire mai la fedeltà.” Khaled ha detto che non è mai possibile negoziare il diritto al ritorno, affermando che “questo diritto è stato sacralizzato con il sangue del popolo palestinese che continuerà a lottare fino al raggiungimento dei nostri obiettivi e del nostro ritorno.”
Ha affermato che l’aggressione contro la Striscia di Gaza è un altro momento della lotta e se continuerà incontrerà la feroce resistenza, che chiederà che l’occupazione lasci la nostra terra. “Il popolo palestinese, i popoli arabi e tutte le genti libere sono unite dietro la resistenza, e chiedono una strategia nazionale fondata prima di tutto sull’unità nazionale e la resistenza. Non credete ad alcuna tregua con questa occupazione. Non accettate nessun negoziato con questa occupazione. Il nostro popolo nei campi profughi acclama la resistenza e rifiuta la pace ed i negoziati.”
Leila Khaled è stata accolta da una delegazione di dirigenti, di quadri e di membri del Fronte e si sono diretti all’ufficio dell’FPLP di Gaza, dove ha trovato una grande folla. La compagna Maryam Abu Daqqa, membro dell’Ufficio Politico, ha detto che questo è un momento storico ed ha salutato tutti i combattenti della resistenza che hanno dato lustro e vittorie alla nostra causa.
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La strada verso la liberazione – COMUNICATO MOVIMENTO GIOVANI PALESTINESI (PYM) SULL’INIZIATIVA ALL’ONU

da Pal-Youth.org

La strada verso la liberazione

Ieri la Palestina è stata riconosciuta come Stato osservatore, non membro, presso le Nazioni Unite, alcune voci palestinesi ci ricordano che questa “vittoria” ha più che altro il sapore amaro della sconfitta.

L’iniziativa per la richiesta di riconoscimento dello “stato di Palestina” è stata una imposizione che ha deliberatamente ignorato tutte le critiche interne che ha ricevuto. L’iniziativa è stata accolta come un nuovo passo nella lunga marcia del nostro popolo verso la realizzazione delle nostre ambizioni politiche. Tuttavia, dobbiamo fermarci e chiederci, quali sono queste ambizioni? E in che modo questo passo servirà il nostro progetto nazionale?

In un clima politico in cui vi è una mancanza di obiettivi chiaramente definiti, e che è caratterizzato da forte divisione politica, diventa possibile per chiunque autoproclamarsi sedicente portavoce della nostra causa. Questi sedicenti portavoce hanno approfittato di questo clima politico per screditare tutte le voci di dissenso, arrivando anche ad etichettarli come traditori. In una tale situazione, chi può richiamare questa gente alle proprie responsabilità?

E ‘evidente che queste voci di dissenso, che sono estremamente critiche rispetto all’iniziativa di riconoscimento dello stato, sono state ignorate. disorganizzate e frammentate. Ma questo non è dovuto all’irrilevanza delle opposizioni che sono state mosse, piuttosto, questo è dovuto alla mancanza di opzioni alternative che siano degne degli sforzi di coloro che si sono sacrificati con il loro sangue per la lotta. Ogni battaglia che il nostro popolo ha intrapreso è costata un prezzo molto alto, e per questo, la responsabilità ricade su di noi per assicurare che queste battaglie non siano state combattute invano e di sicuro non certo in favore di una leadership debole e corrotta.

La nostra liberazione non sarà mai ottenuta sulla base di normalizzazione con il regime coloniale sionista, piuttosto sarà conquistata con il percorso che è stato scritto con il sangue dei nostri martiri. Riaffermiamo che l’unica strada che ci interessa è il percorso che si dirige in modo esplicito verso la liberazione della nostra terra e il ritorno del nostro popolo in Palestina … Tutta la Palestina.

English and Arabic versions

The Road to Liberation

Yesterday Palestine was recognized as a nonmember observer state in the United Nations, some Palestinian voices remind us that this “victory” tastes more like a bitter defeat.

The bid-for-statehood initiative was an imposition and disregarded all the internal criticism that it has received. It was hailed to be a new step in our people’s long march towards achieving our political ambitions. However, we must pause and consider, what are these ambitions? And how does this step serve our national project?

In a political climate in which there is an absence of clearly stated goals and which is marked by political division it becomes possible for any party to become a self-appointed spokesperson for our cause. These self-appointed spokespersons take advantage of this political climate to discredit all voices of dissent, going as far as labeling them as traitors. In such a situation, who can hold them accountable?

It is evident that these dissenting voices, that are critical to bid-for-statehood initiative, have been unheard, disorganized and fragmented. This is not due to their irrelevance, but rather due to an absence of alternative options that are worthy of the efforts of those who have sacrificed with their blood for the struggle. Every battle that our people has undertaken has cost a heavy price, as such the responsibility falls on us to assure that these battles were not fought in vein and most certainly not in the favor of a weak and corrupt leadership.

Our liberation will be won not on the basis of normalization with the Zionist colonial regime, rather it will be gained with the path that was written with the blood of our martyrs. We reaffirm that the only path that we are concerned with is the path that explicitly heads towards the liberation of our land and the return of our people to Palestine… All Palestine. .

Until Return and Liberation,

Palestinian Youth Movement

30-11-2012

على طريق التحرير

في اليوم الذي تم فيه الاعتراف بفلسطين
كدولة مراقب غير عضو في الأمم المتحدة،
ترتفع بعض الأصوات الفلسطينية لتذكر بأن
هذا النصر ممزوج بطعم المرارة.

إنّ أنصار هذه المبادرة قد فرضوها – برغم
الانتقادات الداخلية لها – وأعتمدوها
كخطوة جديدة في مسيرة شعبنا نحو تحقيق
طموحاته السياسي. ولكن ما هي هذه
الطموحات، ما هي هذه الخطوات التي
يتضمنها هذا المشروع؟…ا

http://www.pal-youth.org/ar/ [2] لقراءة المزيد

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Studenti di Gaza solidali con gli studenti italiani

Appello degli studenti paletinesi da Gaza in occasione delle manifestazioni degli studenti contro i tagli alla cultura e l’Istruzione del 24 Nov. a Roma.

PALESTINA E’ CON VOI,

In nome di tutte/i le studentesse e gli studenti palestinesi, in particolare gli studenti di Gaza, salutiamo profondamente la vostra lotta in difesa dei legittimi diritti vi informiamo che siamo con voi e le vostre giuste
richieste. Siamo certi che riuscirete a raggiungere i vostri nobili obiettivi.

Care compagne e cari compagni,
Crediamo che ogni lotta/mobilitazione studentesca ovunque sia giovi a favore degli studenti nel mondo e riteniamo che gli studenti siano una forza principale per il cambiamento delle nostre società. Per questo motivo i cacciabombardieri sionisti colpiscono in ogni aggressione le scuole e le università delle città palestinesi come sta succedendo in questi giorni a Gaza. I sionisti pensano che colpire i giovani ed i ragazzi delle scuole e università possa intimorire le generazioni del futuro. Però, noi abbiamo giurato per noi stessi e per gli studenti caduti rinnovando anche a voi in lotta la nostra promessa di non arrenderci o piegarci di fronte alla micidiale macchina repressiva dell’occupante.
Noi, dalla terra della resistenza Palestina, vi chiediamo di resistere e continuare la vostra lotta per:
Boicottare la cooperazione accademica tra le vostre università e quelle dello stato d’apartheid israeliano.

Esigere dal vostro governo di fermare lo spreco di danaro pubblico della cooperazione scientifico militare con lo stato d’apartheid israeliano; tali soldi devono andare a favore della scuola pubblica, dell’università e della ricerca.

Creare mezzi d’informazione alternativa nelle scuole e università capaci di informare correttamente sui diritti del movimento studentesco internazionale incluso quel palestinese per smascherare le informazioni mediatiche del potere costituito.

Le vostre ed i vostri compagne/i studenti palestinesi.

Il fronte d’azione studentesco progressista
Gaza 23.11.2012

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17 novembre: Presidio contro il massacro a Gaza

Il comunicato che indice la manifestazione di sabato 17 alle ore 17:00 di fronte a Montecitorio.

La diretta degli avvenimenti a cura dell’agenzia di stampa Ma’an.

LA COMUNITA’ PALESTINESE DI ROMA E DEL LAZIO
invita tutte le persone Libere e A tutte le coscienze pulite di questo mondo a sostenere il popolo palestinese.

Assistiamo, da un po’ di giorni ormai, ad un’altra scena di orrore, che si sta verificando a Gaza e viene effettuata da parte del regime sionista di Israele;
I martiri sono circa una ventina tra donne, uomini e bambini e i feriti non si possono ancora contare visto che, se ne aggiungono sempre altri a causa dell’aggressione perpetrata e senza sosta!

L’entità sionista israeliana ha annunciato di voler tagliare l’elettricità ed interrompere tutti i mezzi di comunicazione, da e per Gaza, per potere proseguire nei suoi crimini, ancora in modo più atroce, ma lontano da occhi che possono osservare e denunciare questo errore!

Non gli importa dei malati o i feriti che sono collegati ai macchinari negli ospedali.. tanto, sono loro a provocarli e a ferirli senza distinzione! Se non fosse per i mezzi dei network non avremmo sentito nulla sulla gravità della situazione dentro la striscia di Gaza visto che, i canali televisivi americani ed europei non fanno altro che, essere un megafono per la propaganda sionista!
In tutto questo, vediamo la corsa da parte dei vari governi nell’annunciare il proprio appoggio all’Entità sionista israeliana e nel difendere la sua logica razzista ed assassina!
Non vogliamo attendere che si verifichi un altro così detto massacro “piombo fuso”. Non vogliamo che i morti arrivino a 1400 persone, perchè la gente si deve destare e dire NO a questi massacri!

Vogliamo uscire da questo stato di assuefazione di fronte alla vista di tale atrocità, crimine ed ingiustizia!
Gaza è sotto assedio da circa cinque anni ormai e ora è sotto le bombe di ogni tipo.
E’ ora di svegliarsi! E’ ora di alzarsi e dire No all’ingiustizia e all’orrore!
E’ ora di alzarsi e di uscire dallo stato di assuefazione!
PARTECIPARE ALLE PROSSIME INIZIATIVE, TUTTI UNITI, PER LA PALESTINA, IN MODO PARTICOLARE GAZA IN QUESTO PERIODO, SARA’ GIA’ QUALCOSA!
Alle varie realtà di Solidarietà con il Popolo Palestinese e per il Bene del Popolo Palestinese chiediamo Unità, NON divisione e chiediamo di agire in modo Collettivo e NON singolare per quanto sia possibile!

Alle persone di buona coscienza e di buona volontà chiediamo la partecipazione alle iniziative che verranno svolte in Italia e di cui verranno fatte le comunicazioni!
All’autorità di Ramallah, e visti i massacri contro il Popolo Palestinese ora nello specifico a Gaza, chiediamo più di una semplice “condanniamo l’accaduto fortemente”, chiediamo di interrompere le relazioni con questa entità omicida e soprattutto di interrompere la cosidetta “cooperazione per la sicurezza” con l’occupante sionista e di permettere e promuovere le manifestazioni popolari che vogliono denunciare il massacro del nostro Popolo a Gaza in particulare e nel resta della occupata !

Gloria ai nostri martiri e Gloria al nostro Popolo Palestinese che Resiste!!!

“Accettare l’ingiustizia ovunque è una minaccia per la giustizia ovunque!”

La Comunità Palestinese di Roma e del Lazio

 

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Il campo profughi di Yarmouk è diviso sulla crisi siriana

Nostra traduzione da al Akhbar

di Anas Zarzar

Siriani che danno da mangiare ai piccioni a Piazza Marjeh (Damasco)  (Photo: AFP – Joseph Eid)

La situazione nel campo profughi palestinese di Yarmouk in Siria è peggiorata rapidamente in mezzo ai timori di nuove violenze tra le fazioni pro e antigovernative. Alcuni stanno combattendo al fianco dell’esercio siriano, mentre altri si sono arruolati con l’Esercito Libero Siriano. Continue reading
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