L’esercito israeliano coopera con i coloni negli attacchi ai palestinesi

Nostra traduzione dall’Alternative Information Center

di Dolev Rahat

In seguito all’omicidio di cinque coloni ad Itamar lo scorso 11 marzo, c’è stato un sostanziale incremento della violenza nei confronti degli abitanti palestinesi della West Bank da parte dell’esercito israeliano e dei coloni, che agiscono in tandem.

Soldati israeliani nel villaggio di Awarta (foto ISM)

Il 12 ed il 13 marzo dei coloni provenienti da Yitzhar sono entrati nel villaggio di Huwara nel distretto di Nablus ed hanno lanciato pietre alle abitazione e alle macchine. I coloni hanno dato fuoco ad un autonoleggio, distruggendo tutte le automobili all’interno.

Il mattino seguente gli omicidi centinaia di soldati sono entrati nel villaggio di Awarta, anch’esso nel distretto di Nablus, ed hanno imposto un coprifuoco durato cinque giorni. Al coprifuoco sono seguite delle meticolose perquisizioni casuali delle abitazioni e arresti di massa. 300 abitanti sono stati arrestati, di cui molti ammanettati e picchiati. Almeno uno ha avuto bisogno di cure mediche dopo esser stato pestato fino a perdere conoscenza. Molti degli abitanti che hanno subito percosse erano donne anziane. Le ambulanze dirette al villaggio sono state trattenute per molte ore al check-point installato all’ingresso.

I cani dell’esercito sono stati aizzati contro gli abitanti, anche contro i bambini. Uno di loro, paralizzato, è stato ricoverato dopo esser stato morso. Il coprifuoco e le perquisizioni sono stati seguiti da una campagna di vandalismo: i soldati hanno distrutto i parabrezza delle macchine, strappato i cavi elettrici, distrutto i mobili, aperto buchi nei muri e nei pavimenti, rovesciato acqua sulle attrezzature elettroniche, inquinato le riserve idriche e rubato denaro e gioielli. I soldati hanno requisito circa 30 abitazioni ed hanno utilizzato le armi per minacciare gli attiviste dell’International Solidarity Movement che tentavano di documentare ciò che stava accadendo.

Il 12 marzo 300 coloni, alcuni dei quali a volto coperto, sono entrati nel villaggio lanciando pietre e ferendo due abitanti. I soldati hanno lavorato con loro, comprendoli mentre entravano e sparando gas lacrimogeno sui residenti mentre i coloni correvano in preda ad una frenesia omicida.

L’invasione e le azioni vandaliche compiute ad Awarta, insieme con l’evidente cooperazione tra soldati e coloni, segnala l’inizio di una campagna di vendetta. Questa ipotesi è confermata da ciò che ha detto uno dei soldati agli attivisti dell’ISM: “dobbiamo punire questa gente affinchè capsica.”

Anche la famiglia Zaatari di al Buwara, vicino Hebron, è stata oggetto degli assalti dei coloni. Il 16 marzo hanno lanciato delle pietre alla dimora della famiglia, rompendo i vetri delle finestre. Il 19 marzo una ventina di coloni ha aggredito la famiglia mentre era in macchina. Hanno mandato in frantumi i finestrini e quattro membri della famiglia sono rimasti feriti. Musbah Zataari è stato ricoverato per una ferita alla gamba.

Nella notte tra il 15 ed il 16 marzo ad At-Tuwani, nelle colline hebronite meridionali, i coloni hanno sradicato sei olivi. Sabato 19 gli abitanti del villaggio, accompagnati dagli attivisti di Ta’ayush e dei Christian Peacemaker Teams, si sono recati in quel punto per piantare dei nuovi alberi e per far pascolare le loro greggi. I coloni del vicino avamposto di Havat Maon, di cui alcuni a volto coperto, sono arrivati ed hanno dato la caccia alle greggi. Dopo l’arrivo dei coloni l’esercito ha dichiarato l’area “zona militare chiusa”. I soldati hanno agito in modo brutale nei confronti degli abitanti e degli attivisti, hanno sparato granate stordenti ed arrestato due palestinesi ed un internazionale. A oggi i palestinesi sono ancora rinchiusi nella prigione di Ofer. Un altro palestinese si è sentito male ed è stato ricoverato quando i soldati hanno provato ad arrestarlo e ad ammanettarlo dopo che una granata gli è scoppiata vicino.

Nessun colono è stato arrestato.

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