Emanuele Calitri
da Gaza
Stamattina nella Striscia di Gaza si è tenuta la manifestazione di commemorazione della Nakba. Fin dalla mattina migliaia di Gazawi si sono dati appuntamento ad Eretz, hanno varcato il valico e sono entrati nella buffer zone, la zona cuscinetto che Israele ha imposto sul territorio palestinese e che “protegge” manu militari separando i contadini dai propri campi e spesso lasciando isolate le abitazioni.
Questo massiccio e pacifico ingresso, il più partecipato della storia, ha visto la pronta risposta dell’esercito, che ha iniziato con dei lanci di lacrimogeni ed ha continuando bersagliando la folla con cecchini e con i tank. Malgrado il via vai di ambulanze la mobilitazione ha continuato a crescere con un flusso sempre costante di macchine, taxi e camioncini carichi di manifestanti, che dopo essersi riappropriati dei terreni hanno annunciato di voler rimanere anche per la notte. Il corteo ha visto la partecipazione di tutte le formazioni politiche recentemente riunificate, insieme ad uomini e donne di tutte le età.
Importante è stata anche la presenza di un’ottantina di attivisti internazionali riuniti nel Co.R.Um.(Convoglio Restiamo Umani), la prima delegazione di stranieri che è riuscita ad entrare nella Striscia dall’apposizione del blocco israeliano, che è scesa in piazza con i giovani del manifesto GYBO. Un primo bilancio delle vittime parla di una sessantina di feriti, di cui dieci molto gravi, tra cui un giornalista ed una staffetta medica, ricoverati tra gli ospedali di Sifa ed al Awda. Contraddittorio invece è il numero dei morti: fonti ufficiali palestinesi accertano due vittime, tra cui anche un bambino di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Voci ufficiose parlano invece di un numero che va da 5 a 7, tra cui anche due donne.
La Nakba, che in arabo significa “catastrofe”, è la cacciata dei palestinesi da parte del neonato esercito sionista avvenuta nel ’48. Evento molto importante nella cultura palestinese, quest’anno si è trasformata in un evento di massa su scala internazionale. Ciò è stato permesso sia dai processi rivoluzionari in corso nel Maghreb e nel Mashreq, che hanno portato alla caduta o all’indebolimento di quei regimi collaborazionisti di Israele e che hanno permesso alle masse arabe di riportare nella propria agenda politica la questione israelopalestinese. Per questo anniversario, infatti, dai paesi confinanti con la Palestina Storica (Siria, Libano, Giordania ed Egitto) sono partiti numerosi convogli che hanno provato ad entrare nella Striscia e in
West Bank. Dalla sola Piazza Tahrir sono partiti un centinaio di pullmann carichi di attivisti che si sono scontrati duramente con l’esercito egiziano e riportando anche numerosi morti.
Altro fattore importante è stata la riconciliazione tra Hamas e Fath, appoggiata da tutte le altre formazioni. La riunificazione della leadership palestinese ha permesso di mettere da parte le lotte fratricide che dal 2006 hanno portato alla divisione in due autorità politiche e a sanguinosi scontri che hanno fortemente indebolito la capacità di affrontare i soprusi israeliani, ed il giorno della Nakba è stato il primo evento pubblico che sancisce questo nuovo corso di resistenza. E tra i giovani di Gaza, come sui vari gruppi internet, si parla già di una Terza Intifada.
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